10 anni di vita e di gabbia, 6 canili diversi: la storia emblematica di 3 cani che avrebbero potuto vivere liberi

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La storia di Mario Alice e Pina (e un tempo c’era anche Geppo, che non c’è più dal 2008 ma che vogliamo ricordare) è una storia emblematica.

La storia di come si puo’ distruggere un animale in una gabbia. La storia di come si puo’ salvare un animale dalla gabbia.

Alice venne catturata dagli accalappiacani della ASL nel 2001 (il 26 ottobre 2001) all’interno della Banca d’Italia. Chissà come c’era finita. Una cagnolina cucciolona, di taglia media, bianca e marrone. Forastica e paurosa, fin da allora. Attacchi di panico. Molto agitata. Mai aggressiva nei confronti dell’uomo. Selvatica.

Mario venne catturato il 26 ottobre del 2001 dagli accalappiacani. Era libero all’interno del Santa Maria della Pietà. Pur di farlo catturare, raccontarono che aveva mangiato delle pecore. Un cucciolone paurosissimo. Tricolore di taglia media. Molto bello. Mai aggressivo nei confronti dell’uomo. Selvatico.

Pina venne catturata il 2 gennaio del 2001. Dicono vagasse a Piazza Venezia. Una meticcia di media taglia. Bianca e marrone-tigrata. Spaventata, timida, intollerante al guinzaglio. Mai aggressiva nei confronti dell’uomo. Selvatica.

Tutti e tre questi giovani  cani nel 2001 vennero portati nell’allora unico canile di Roma, il vecchio Porta Portese. E chiusi in una gabbia. La loro reazione? Chiusura al mondo. Muso serrato contro una parete. Corpo retratto su se stesso. Tremori violenti e diffusi se avvicinati dall’uomo.

Dopo qualche mese, a causa del sovraffollamento della struttura, la ASL decise di trasferirli nel canile privato convenzionato su via Ostiense che venne poi sequestrato nel gennaio del 2002. Da una gabbia, ad una seconda gabbia. Sempre con le loro paure. Sempre con volontari e lavoratori a tentare di sbloccarli. Con gentilezza. Si aprivano le porticine delle gabbie e si lasciavano aperte nei momenti di tranquillità del canile per vedere se trovavano il coraggio di uscire dalla gabbia. Talvolta lo facevano, per entrare uno nella gabbia dell’altro e darsi coraggio. Ma solo quando pensavano che nessuno di noi li stava ad osservare. Solo quando non c’era anima viva all’orizzonte. Solo quando non c’era l’uomo.

Il 22 gennaio del 2004 vennero trasferiti nel canile ex Cinodromo: furono sedati a distanza per poterli trasferire. Era impossibile fare altrimenti. Fu quella la prima volta che fu possibile accarezzarli, toccarli liberamente. Da addormentati. Nel canile ex Cinodromo si aprivano le porticine delle loro gabbie e si realizzava uno stretto e lungo corridoio davanti ai loro box. E li si invitava ad uscire, usando polpettine di cibo che si mettevano in terra per invogliarli. E loro uscivano e facevano un giro, ridendo. Erano felici. Ma solo se non vedevano nessuno ad osservarli. Altrimenti rimanevano chiusi nei loro box. Una unica persona accettata. Talvolta, non sempre. Quella che con caparbietà non li ha mai abbandonati. Da lei accettavano di essere guardati e chiamati. Ma non di uscire in passeggiata. Non di farsi prendere a corda. Avrebbero preferito morire pur di non essere toccati.

Nel 2007, consapevoli che non era possibile farli vivere murati vivi in una gabbia, si decise il loro trasferimento in una struttura privata convenzionata nel Parco dell’Appia Antica. Anche quella volta furono sedati, ma non a distanza. Fu veramente difficile bloccarli ed iniettare loro il narcotico. La veterinaria insieme alla volontaria riuscirono a farcela. E ne approfittarono per far loro le analisi. Da addormentati.

Una volta trasportati nel nuovo canile, Mario Alice e Pina rimasero a bocca aperta quando videro dove avrebbero vissuto: una grandissimo recinto, nel verde della campagna. Un posto rustico, ma vivo, vero bello. Il sole, la terra, una cuccia, la pioggia, una tettoia.Vissero felici ma sempre chiusi all’uomo, spaventati, timorosissimi.

Nel 2008, la struttura chiuse e Mario Alice e Pina furono nuovamente trasferiti. Questa volta la volontaria  riuscì a farli entrare nei trasportini senza sedazione, prendendoli al laccio con tanti tantissimi sforzi. Furono spostati nel canile Vitinia ex Poverello. Sempre un recinto nel verde, anche se di soli 30 metri quadrati. Era il massimo che si poteva offrire loro. Vissero tranquilli insieme, facendosi coraggio e facendosi forza a vicenda. Sempre escludendo l’essere umano dalla loro vita. Ma osservando tutto, capendo tutto, studiando tutto.

Ed oggi, venerdì 25 marzo 2011, l’ultimo spostamento, quello definitivo: trasferiti in una struttura privata convenzionata, nel verde di un grande parco regionale. 500 metri quadrati di giardino. Una casa in legno coinbentato, cucce all’interno, una grande tettoia esterna per proteggerli dal sole e dalla pioggia. Tanta erba, e prato, e spazio per girare, correre e scoprire. E 3 nuovi amici, 3 cani maschi buonissimi, molto socievoli. Questa volta il trasferimento è stato tranquillo. Come se avessero capito. E hanno fatto bene a fidarsi.

Mario Alice e Pina iniziano oggi la sesta fase della loro vita. Dopo il canile di Porta Portese, quello sequestrato su via Ostiense, il canile Ponte Marconi, la struttura nel parco dell’Appia Antica, il canile comunale Vitinia ex Poverello. Ora una nuova struttura all’interno di un parco regionale vicino Roma. Una nuova vita,  nel verde. Un nuovo momento di felicità.

Ma perchè cani buoni così, che avrebbe fatto la loro vita in assoluta autonomia dall’uomo – visto che proprio del rapporto con l’uomo loro ancora oggi diffidano – hanno dovuto spendere 10 anni della loro vita chiusi in una cella/recinto?

Averli seguiti sempre, aver sempre cercato il posto giusto per loro è solo una blanda consolazione.

Tutto questo dovrebbe farci riflettere. Dovrebbe invitarci a capire che la convivenza è possibile. Fuori da una gabbia. Perchè anche specie diverse hanno il diritto di vivere sullo stesso pianeta. Che non è il nostro. Ma neanche il loro. E’ di tutti.

Buona vita Mario Alice e Pina. Questo è il massimo che siamo riusciti a fare per voi. Speriamo ci perdonerete.

2011-03-26T02:19:35+00:00 26 marzo 2011|1 Comment

One Comment

  1. Rita 27 ottobre 2011 at 2:01 pm - Reply

    Poveri cagnoloni dopo una vita cosi’ sfortunata questa volta hanno fatto bene a fidarsi dell’uomo che ha saputo offrirgli una soluzione ottimale compatibile con la loro natura.Finalmente possonono odorare l’erba , scavare le buche, cacciare le lucertole e correrre in un prato ….Tanti auguri per una nuova vita ad Alice Mario e Pina

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