Il canile Mapia di Bari vs il Canile Muratella di Roma: ma veramente i cittadini vogliono questo nel futuro degli animali di Roma? *VIDEO*

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La Repubblica del 27 settembre 2015

I canili di Roma a un’impresa barese che gestisce spazio per animali da laboratorio

Rivolta delle associazioni animaliste che ha vinto tutti e 3 i lotti del bando ponte. Interrogazioni di Sel e Forza Italia

di Rory Cappelli

Una ditta privata che si occupa di smaltimento di ogni tipo di rifiuto, servizi di derattizzazione e disinfestazione, manutenzione del verde, servizi di pulizie, gestione di canili, e gestione di stabulari per animali da laboratorio per l’università di Bari, la pugliese Mapia Srl, è arrivata prima in tutti e tre i lotti del bando-ponte, in vista del bando europeo che si terrà nel 2016, indetto dall’assessorato all’Ambiente del comune di Roma per la gestione dei canili della capitale (Vitigna Ex Poverello, Muratella, Ponte Marconi ex Cinodromo). La gara è stata vinta con un ribasso del 10%, su un importo già decurtato – rispetto a quanto da dieci anni stanziato dal Comune di Roma – del 60%.

“Non appena il comune farà l’assegnazione” hanno denunciato nei giorni scorsi i lavoratori dei tre canili romani, che alla notizia dell’assegnazione hanno protestato con striscioni e sit-in nella piazza del Campidoglio, “100 lavoratori su 126 saranno licenziati. Stiamo valutando se occupare la nostra struttura e non uscire più finché non si trova una soluzione”. La vicenda è talmente clamorosa che Loredana De Petris, capogruppo Sel in Senato e Davide Bordoni, coordinatore Forza Italia Roma, hanno già presentato interrogazioni.

I ras delle multiservizi. La multiservizi Mapia in Puglia ha fatto a lungo tempo il bello e il cattivo tempo nella gestione dei canili comunali. Per esempio partecipando a prezzi irrisori a tutte le gare indette dai comuni pugliesi, tanto che il suo megacanile, che si trova nel quartiere Japigia, periferia sud di Bari, ospita can oltre che di Bari, anche dei comuni di Rutigliano, Cassano, Ostuni, Acquaviva e molti altri.
Negli ultimi tempi però ha iniziato a perdere le gare della sua regione e anche i ricorsi al Tar presentati dai suoi agguerriti avvocati. La normativa pugliese infatti parla chiaro: i canili comunali possono essere gestiti solo da associazioni di volontariato animalista. E così non è stata ammessa (e ha perso anche il ricorso al Tar) nella gara indetta nel 2012 dal Comune di Barletta per la gestione del canile comunale. E nell’aprile del 2013 ha presentato ricorso al Tar e poi, dopo averlo perso, al Consiglio di Stato, per non essere stata ammessa alla gara per la gestione del canile comunale di Acquaviva delle Fonti.

Il mercato pugliese si sta dunque restringendo: anche perché i 1200 animali, oltre a non vedere l’ombra di un volontario, sono ospitati in una struttura fatiscente, sotto al sole, senza riparo, nell’incuria. Le adozioni sono un miraggio lontano, gli educatori qui non si sono mai visti.

Offerte troppo al ribasso. Le offerte economiche per gestire i 3 canili comunali di Muratella, Ponte Marconi e Vitinia, al massimo ribasso, d’altra parte parlano chiaro. E tutto quello che si vede oggi in questi canili diventerà un sogno lontano. Anche perché tolto il guadagno di Mapia, quello che resterà per gli animali, per i servizi al pubblico e per la tutela dei lavoratori è irrisorio: il Comune di Roma ha oltretutto richiesto nel bando, servizi che possono essere erogati solo da ditte specializzate come lo smaltimento deiezioni canine in discariche a norma, le disinfestazione-derattizzazioni, lo smaltimento reflui liquidi, la gestione rifiuti speciali degli ambulatori.

“Randagismo fonte di reddito”. “Le offerte presentate in gara dalla onlus che attualmente gestisce i tre canili” dicono gli animalisti, “sono state considerate non ammissibili: prevedevano la tutela di tutti i lavoratori e il benessere degli animali. Andavano dunque ben oltre la base di gara. Del resto una onlus che tutela benessere e operatori non potrà mai concorrere contro un imprenditore che fa del randagismo una delle sue fonti di reddito”.

La onlus Avcpp, che ha gestito fino a oggi i tre canili, ha presentato l’11 settembre un ricorso al Tar. Segnalando dieci irregolarità: cifre non congrue per il benessere animale e per pagare i servizi professionalizzati richiesti in gara. Mancata presenza di “un importo fisso e non suscettibile di ribassi per le spese per la sicurezza. Clausola di salvaguardia degli operatori non reale. Canili messi a gara non dotati di autorizzazioni sanitarie e dove non è chiaro chi dovrà pagare le cure sanitarie degli animali e in quali luoghi queste cure dovranno essere espletate. Assenza del punto di primo soccorso gatti – unico in tutta Roma che ha ricoverato curato e fatto adottare 7000 gatti feriti e malati in 10 anni – per cui non è chiaro che fine faranno quei lavoratori e dove saranno curati i gatti di Roma”.

l pareggio. È strano che il Comune di Roma non consideri chi ha gestito i canili comunali per tanti anni una risorsa. La onlus Avcpp, per esempio, era riuscita a raggiungere il punto di pareggio tra cani in entrata e cani in uscita: nel 2014, sui 2300 animali (cani e gatti) entrati in canile in un anno, 1400 cani erano entrati e 1400 cani erano usciti tra adozioni e ricongiungimenti con le famiglie che li avevano smarriti.
E ora, forse, dicono gli animalisti, “mettendo i canili nelle mani di persone senza esperienza nelle adozioni, le strutture si intaseranno. E il Comune dovrà affittare gabbie dei canili privati di tutto il Lazio. Quanto costerà questa scelta?”.

Mafia Capitale. La gara aggiudicata da Mapia è stata tra l’altro protagonista di una vicenda intricatissima: pubblicata sul sito del Comune di Roma il 31 luglio 2015 (con scadenza della presentazione delle domande il 12 agosto), è in realtà una fotocopia di quella sospesa in “autotutela” dal Comune di Roma nel dicembre del 2014. Riporta addirittura la firma, cancellata a penna, dell’ex direttore del dipartimento ambiente capitolino Gaetano Altamura, tra gli arrestati di Mafia Capitale proprio per questa vicenda. Quella gara venne sospesa perché inquinata dalla presenza della Cooperativa 29 Giugno di Salvatore Buzzi, ammessa dal Dipartimento Ambiente senza che avesse i requisiti richiesti dalla gara stessa: e cioè 3 anni di esperienza nella gestione dei canili e attività di gestione di canili prevista nello statuto sociale. Un dirigente Bruno Cignini – che fu anche Direttore dell’Ufficio Benessere degli Animali – risulta nell’elenco dei 21 dirigenti attenzionati dal prefetto Gabrielli come collusi con il sistema di Mafia Capitale.

Le incursioni in dipartimento Ambiente. Dallo scoppio dello scandalo “Mafia Capitale” sono già 4 le intrusioni all’interno dei locali del Dipartimento Ambiente del Comune di Roma: nella notte tra il 4 ed il 5 dicembre 2014 è stato l’ufficio del Direttore del Servizio Giardini a subire il furto con scasso di un pc e ad avere la stanza messa a soqquadro. L’8 gennaio 2015 ancora furto con scasso nella sede di via Colli della Mentucci: sono spariti 4 mezzi da lavoro ed un secondo computer. Il 24 agosto 2015 i dipendenti del Dipartimento in circonvallazione Ostiense si sono ritrovati con le porte dell’ufficio e di altre stanze bloccate dopo un tentativo di forzatura e pochi giorni fa, il 21 settembre, sempre gli stessi uffici sono stati forzati nel corso della notte.

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Il canile Mapia di Bari vs il canile Muratella: ma veramente i cittadini di Roma vogliono questo nel futuro degli animali romani?

2015-09-28T15:55:42+00:00 28 settembre 2015|2 Comments

2 Comments

  1. federica 2 ottobre 2015 at 3:11 pm - Reply

    Ditemi che non è vero… Cosa si può fare?

  2. enzo 20 ottobre 2015 at 1:34 pm - Reply

    spero che si possa fermare questo scempio. forza AVCPP

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