Sindaco di Nepi, questi sono i cani di Barbara e Francesco che hai fatto deportare…

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C’era una volta…. Una volta Barbara e Francesco vivevano felici a Nepi, con i loro 26 cani, in una grande casa con un grande giardino.
Tutti questi cani erano stati salvati, nel corso del tempo, da tante situazioni di abbandono e maltrattamento: canetti seviziati (Trudy, la bipede;  Bruce con ferite ovunque; Sam, cui spegnevano le sigarette addosso); altri sottratti a …. già non si può dire….i noti canili denunciati per maltrattamento ecc.; altri trovati semplicemente abbandonati sul territorio o addirittura gettati nel giardino.  
Il Sindaco di Nepi e la ASL competente per territorio hanno però deciso che 26 cani in un grande giardino non possono stare (attenzione, non c’è alcun Regolamento che stabilisce un numero massimo di animali) e hanno intimato loro di sceglierne solo 5 con i quali continuare a vivere.
 
La LAV è scesa immediatamente in campo per aiutare Barbara e Francesco e anche noi di AVCPP, insieme a tanti altri amici, abbiamo fatto il possibile per scongiurare questo dramma.
Mentre in Internet girava una petizione che tanti amanti degli animali hanno firmato ed inviato (leggete la lettera che trovate in allegato dal titolo “aiutiamo barbara e francesco” ) , Barbara e Francesco si sono organizzati per spostare i loro cani, chiedendo aiuto ad amici e a volontari di tutta Italia.
 
Sono così rimasti soli nella loro casa, insieme ai 5 cani “autorizzati” dalle autorità e ad altri cinque cani che avevano già trovato una amorevole sistemazione ed erano semplicemente in attesa del trasferimento.
 
Pur nella tensione,  nella tristezza, nell’angoscia, Barbara e Francesco, responsabilmente, hanno fatto quello che era importante fare, per loro stessi ma ancora di più per il futuro dei loro amati cani. In attesa di stabilire il da farsi e “ricongiungere” l’intera famiglia.
 
Peccato che siano stati gli altri a non mostrare lo stesso atteggiamento responsabile e mercoledì 17 novembre 2010, una tranquilla casa di Nepi si è trasformata nel teatro di una scena da far west. Un blitz in piena regola, con agenti, ispettori, graduati e autorità (circa 20 persone…) che hanno fatto irruzione prelevando i 5 cani “fuori capienza” e trasferendoli in una struttura che per 24 ore non ha voluto confermare l’avvenuta “ricezione” degli animali, facendo piombare Barbara e Francesco nella disperazione più profonda.
 
Facendo piombare,  quella che era una tranquilla casa di Nepi, nella devastazione dell’anima. Con i 5 cani “graziati” che hanno perso i loro punti di riferimento e mangiano pochissimo e due persone amorevoli distrutte nella loro essenza più profonda: l’amore.
 
Articoli di giornale sono usciti a seguito del blitz (li trovate in allegato) e la guerra a colpi di “carte bollate” è appena agli inizi.
 
Ma per il mondo animalista italiano il percorso inizia solo ora. Quanto è accaduto a Nepi non può rimanere sotto silenzio. Attenzione: un grave precedente è stato segnato. Ora puo’  accadere ad ognuno di noi.
 
Eppure….
 
Eppure ci sono testimoni che possono raccontare come la “sporchissima” casa di Barbara non fosse affatto tale.
 
Che possono raccontare come Trudy, Babu, Bastian, Martina e Duke (i cinque cani forzatamente prelevati – lasciando che fossero proprio Barbara e Francesco a doverli scegliere, il massimo della crudeltà e dell’orrore –  ed ora “ospiti” di un canile di Viterbo che ha l’ordine tassativo di non farli vedere a nessuno) non fossero affatto coperti di rogna, pieni di parassiti, gravemente ammalati come per 24 ore hanno tentato di dimostrare (e dopo 24 ore di clinica, però, erano già tutti in canile guariti: niente male!).
 
Che possono testimoniare come tutte gli altri 16 cani, ora ospiti – loro sì – di amorevoli famiglie, non fossero assolutamente ricoperti di cattivo odore o di rogna ma al contrario se ne stanno tutti beatamente sdraiati sui divani di persone civili che faranno di tutto per ripristinare la giustizia in Italia. 
 
Ci sono testimoni che possono dichiarare che un grande giardino di oltre 1500 mq ed una casa di 150 mq, con un piano basso interamente dedicato agli animali, fosse perfettamente adatta ad ospitare questi animali. Anche considerando che nella Regione Lazio non esiste un regolamento che fissa un numero massimo di animali da ospitare e che le femmine sono tutte sterilizzate. Forse il problema erano alcuni stanzini dove l’ordine non era perfetto? O un frigorifero, che è stato perlustrato e fotografato come tutto il resto della casa, non pieno di caviale e champagne?
 
 Ci sono testimoni che possono dichiarare che “più confinante” del confinante – cui i 26 cani hanno dato fastidio – vi sono un maneggio con maremmani dominanti che, loro sì, abbaiano di continuo (mentre i cani di Barbara, che riconoscono in Francesco il capobranco assoluto, ad un loro  ‘zitti tutti’  tacciono immediatamente, e testimoni possono testimoniarlo) ed un pecoraro…
 
Però i cani di Barbara e Francesco evidentemente puzzano di più e danno più fastidio.
 
Lo abbiamo detto: questa battaglia non finisce qui. Anzi, siamo appena agli inizi. Non si interrompe una passione. Non si distrugge un amore. Barbara e Francesco ed i loro 26 cani devono tornare ad essere una famiglia. Vi teniamo aggiornati.

 

ARTICOLO DE IL TEMPO
 
19 novembre 2010 – «In questi giorni le associazioni animaliste mi stanno inondando di e-mail invitandomi a revocare l’ordinanza del 28 agosto con cui veniva imposto a due cittadini residenti a Settevene di trovare giusta dimora ai 26 cani custoditi nel loro appartamento. Il tutto dietro verbali stilati dalla Asl di competenza e dai Carabinieri di Nepi e Monterosi accorsi dietro denuncia dei vicini di casa. Sono ovvie le ragioni di ordine ed igiene lamentate dai vicini». Il sindaco Franco Vita replica al tam tam su internet delle associazioni animaliste a difesa dei cani in oggetto e dei loro padroni, Barbara e Francesco. La Lav sostiene che ieri sono stati portati via i cani, anche i 5 che l’ordinanza permetteva di tenere. «Ad oggi tutti i cani sono ancora in quella casa – smentisce Vita – Se i proprietri non trovano giusta dimora sarò però costretto a farli portare nei canili, come si fa con i randagi, malgrado l’evidente aggravio di spese a carico del Comune». Vita ricorda l’enorme esborso del Comune per i cani randagi catturati nel territorio comunale, che ammonta a circa 100.000 euro l’anno. «Agli animalisti voglio dire che se non mi tutelo e tutelo i residenti con i mezzi concessi dalla legge, potrei incorrere in seri guai. E se un cane di questi azzannasse un vicino? Sta di fatto che le condizioni igieniche degli stessi animali, della casa e delle persone che vi alloggiano sono a dir poco critiche». Elisabetta Giovanforte – Il Tempo.it
 
 
ARTICOLO DE IL MESSAGGERO
Anche Licia Colo’ sul suo sito www.animalieanimali.it, sul suo profilo facebook e sul suo blog ha voluto commentare quanto accaduto: clicca sul titolo, andrai direttamente sul commento di Licia
2010-11-21T21:21:17+00:00 20 novembre 2010|0 Comments

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